L’UE combatte la pesca illegale
La pesca illegale purtroppo avviene ovunque, in particolare nelle nazioni del sud.
La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) impoverisce gli stock ittici, distrugge gli habitat marini, distorce la concorrenza, mette in svantaggio i pescatori onesti e indebolisce le comunità costiere, in particolare nei paesi in via di sviluppo.
Pesca illegale significa senza licenza, operare in una zona in cui è vietata la pesca, con tanto di attrezzi vietati.
I pescherecci che praticano la pesca illegale catturano, tra le altre, specie di interesse conservazionistico come cetacei, tartarughe e squali.
In Europa c’è un vertiginoso commercio illegale delle pinne di squalo, la tecnica del finning consiste nel pescare l’animale ancora vivo, privarlo della pinna per poi lasciarlo morire lentamente gettandolo in acqua. Lo squalo è, da almeno 350 milioni di anni, un animale al vertice della catena alimentare: se scomparisse, sarebbe un problema serissimo per tutto l’ecosistema marino.
Grazie al Parlamento Europeo nel 2006 si è sollecitato sull’argomento sull’attivazione di regimi di protezione.
Il progetto Life DELFI finanziato dalla Commissione Europea, Promuove normative e nuovi sistemi per il controllo e la sorveglianza in mare e a distanza.
Il 1° gennaio 2010 è entrato in vigore il regolamento dell’UE per prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (in breve: il regolamento INN). La Commissione sta lavorando attivamente con tutte le parti interessate per garantire un’applicazione coerente del regolamento INN. Solo i prodotti della pesca marittima accompagnati da certificati di cattura convalidati dallo Stato di bandiera competente possono essere importati nell’UE.
I ruoli e le responsabilità di un governo variano a seconda della sua relazione con la nave e il pescato. Lo stato di bandiera di una nave ha autorità esclusiva su di essa in alto mare, anche per quanto riguarda questioni come le norme del lavoro e la sicurezza della nave.
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